lunedì 8 febbraio 2010

Ciao Signor Franco Ballerini


Ormai lo abbiamo capito tutti che gli organi di informazione si avvicinano agli sport figli di qualche dio minore soltanto quando un grande di un altro sport, più famoso, più seguito ci si avvicina, oppure quando avviene una tragedia.
Il rally è stato portato sotto i riflettori da un campione con contratto non rinnovato in formula uno e passato per almeno un annetto al mondiale wrc per assicurarsi lo stipendio, oppure quando famosi campioni di vari sport hanno partecipato tutti insieme appassionatamente ad una gara, con grossi bolidi super sponsorizzati, con tutti gli onori del caso.
Ieri, queste due possibilità si sono verificate nello stesso momento.
Un famoso campione, ha perso la vita su di una macchina da corsa, nelle strade pistoiesi, proprio su quelle strade famose per essere pedalate la domenica da tanti appassionati di un altro sport a cui lui aveva dato tutto: il ciclismo.
Lui, era il Commissario Tecnico della nostra squadra di ciclismo. Lui era nato a Firenze, ma a tutti sembrava che fosse nato qui, tra le nostre strade. Cresciuto qui. E' stato allenato o forse allevato qui. Scrivo che a tutti sembrava, perchè non era solo conosciuto per quello che era, per quello che faceva quando montava in sella oppure guidava dal finestrino della macchina i suoi, i nostri atleti ai mondiali. Queste cose si sapevano perchè si vivevano. Tutti lo conoscevano dal vivo, era sempre impegnato in qualche piccola manifestazione, passava dal circolo, andava in centro o al cinema. Le feste paesane le ha presenziate tutte praticamente, se non andava a ritirare un premio assegnatoli, passava a salutare qualcuno, a rappresentare la sua attività sportiva da campione umile. Non si è mai montato la testa, salutava tutti e non ha mai sbuffato se qualcuno li chiedeva un autografo o una stretta di mano.
Ognuno ha un proprio ricordo personale. Anche io ho il mio. E' venuto presso la società di noleggio per cui lavoravo a prendere la macchina che lo avrebbe portato all'aereoporto per andare dall'altra parte del mondo per i mondiali. Mentre compilavo il contratto, gli ho chiesto la conferma della destinazione. Volevo fargli gli auguri, ma in genere gli sportivi non li amano. Poi mi sono ricordata che frequentavamo lo stesso campeggio estivo diversi anni fa. Gli ho chiesto se si ricordava. La risposta non solo fu affermativa ma mi disse che tuttora lo frequentava nel periodo estivo, per la tranquillità del luogo, la lontananza dai posti vip e modaioli e sopratutto la sicurezza per i suoi bambini, averli sotto controllo in un campeggio voluto da un'associazione di volontariato e perciò molto sicuro era importante per Lui.
Questo era Lui, semplice, umile. Per questo così amato, per questo ammirato, non solo per le sue coppe, non solo per le sue magnifiche vittorie e la sua professionalità da commissario tecnico, con il quale ha portato la nostra nazionale italiana a vincere. Lui era riuscito a creare il gruppo, a parlare e farsi ascoltare. Con quella faccia che quando sorrideva sembrava che te l'avesse fatta sotto il naso. Ma con lealtà.
Ieri sulle nostre strade, sulle sue strade, facendo una cosa per cui aveva passione, ha perso la vita. Ci ha lasciato in un attimo. Per una fatalità. Per quello che potrebbe succedere a tutti coloro che su di una macchina da corsa ci salgono. Ieri se ne è andato un campione, un grande campione, dello sport, che ha fatto tanto per lo sport, un campione della vita vera.
Purtroppo, i giornali, i media, non vengono a vederti mentri ti alleni, mentri lucidi, mentre sviti, stringi, smonti, rimonti, provi il casco, le scarpe e la tuta, mentre cerchi di ricordare se dopo quella curva c'è una destra o un dritto, se conviene prenderla a tutta velocità o iniziare a tirare un pò il freno prima. Non ci sono quando ci si ritrova la mattina, prima di cominciare la gara, dove ci sono tutti, strette sincere di mani pronte per infilare i guanti, quando tutti si danno pacche sulla spalla e si iniziano ad incolonnare. i media non ci sono dopo quando a fine gara, i concorrenti si fanno i complimenti, quando i vincitori vanno dai vinti, con visi autentici a complimentarsi comunque, o ad informarsi sul perchè di un ritiro. Non ci sono i giornali quando si inizia a rimettere tutto perchè la gara è terminata e gli addetti ai lavori corrono su per la strada a cercare di vedere almeno per un attimo sfrecciare quell'atleta per cui hanno preparato magari per intere nottate l'assetto giusto.
Franco Ballerini, il Signor Ballero, ieri ci ha lasciato per una fatalità, facendo una delle cose che più amava. In queste righe qui sopra non si capisce quali dei due sport perchè non è importante se il mezzo fosse a due o a quattro ruote.
Il risultato, ahimè, non cambia.

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