giovedì 19 gennaio 2012

...di nuovo...

...e mi ritrovo ancora una volta con le stesse sensazioni...di vuoto...di delusione...e un pizzico di rabbia...in genere dovrebbe essere il contrario..tra la rabbia e la delusione intendo...

...una persona che c'era, con il cuore, che è arrivata inaspettata, mi ha cercata, voluta, conquistata, presa e, credo, forse, amata.

E che poi, per il panico che la vita ti porta ad avere alla mia età, per il bagaglio di tutte le esperienze che uno si porta dentro, beh ha deciso di metterci un freno. Un bel freno a mano tirato.

Ma non soltanto. Ha deciso di prendermi in giro. Di piangermi davanti ai miei occhi, di dirmi che non ce la faceva ad arrendersi a questo sentimento. Che io ero troppo. Troppo ironica, troppo simpatica, troppo sensibile, troppo amabile. Come un vino nobile. E poi di non fuggire. Di non scappargli via.

...e mi ritrovo a salutarlo davanti agli altri, ricevere lo stesso sorriso con i suoi occhi che centrano i miei, perfetti, precisi, come sempre.

E dopo dieci minuti, una telefonata, il mondo che crolla, lui che è uscito con un'altra. Che conosco. Furbo anche.

Prendo la macchina, arrivo sotto casa sua, scendo, suono, mi apre con il suo sorriso e io una furia.

Gli ho chiesto il perchè, anche se lo sapevo. Si è sentito braccato, ha conosciuto lei è andato in paranoia, non poter uscire liberamente con una ragazza, non poterci fare lo stupido baccagliarla.
Questo non è il momento giusto, non ha mai fatto così, ha avuto sempre storie lunghe, sempre impegnato con rispetto, e ora non vuole questo. Razionalmente non lo vuole.
Abbiamo urlato, lui si è preso tutte le colpe, dello stronzo, del bambino, dell'idiota, un mezzo schiaffo...ma micro eh...
Poi abbiamo iniziato a parlare con calma. Di lui. Del suo passato. Di me. Gli ho detto che era da bambini rinunciare a questa cosa per tutte queste paure. Ma lo capisco anche.
"Ti sono mancata?" "Da morire."
Ad un certo punto mi ha detto "Vedi non riusciamo nemmeno a litigare senza metterci un sorriso io e te." E questo mi ha fatto male. Tanto.
Gli ho chiesto ripetutamente perchè. La risposta è sempre stata la stessa. "Perchè ho paura, non voglio legarmi ora, son stato un idiota e te non te lo meriti." E la rabbia saliva.
E poi passava, quando i suoi occhi parlavano per lui, quando mi diceva "offendemi che ci sto meglio, invece di fare quel sorrisino sarcastico."
Non so quante cose ci siamo detti, tante, molte, sul passato di ognuno, sulle proprie fragilità, su quello che non sappiamo volere dalla vita, su cosa andiamo a rinunciare perdendoci.
Non mi chiedere come, ma io mi son ritrovata tra le sue braccia, abbracciata stretta a lui, con i mega sospiri. Mi è sembrato un tempo infinito.
Lui mi ha chiesto a cosa stavo pensando. Gli ho detto che avevo paura. "Di cosa?", mi ha chiesto. "Che se esco ora da questa casa, non ci tornerò mai più."
Mi ha stretto forte. Dopo un pò mi son alzata, ho preso il giacchetto, me lo son messo, lui mi ha abbracciato,e son andata via.

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